Il progetto Plasticaqquà: l’ambiente è cultura. Intervista al tarantino Giuseppe Internò!
Plasticaqquà A.p.s. è un gruppo di cittadinanza attiva che ripulisce volontariamente le coste e le spiagge dei due mari di Taranto sin dal 2013. Siamo convinti che non esista alcun metodo educativo più efficace del dare l’esempio e Plasticaqquà fa esattamente questo!
Circa un mese fa, durante la Fiera del Mare, ho intervistato Giuseppe Internò, ideatore e fondatore di Plasticaqquà. Potrei dipingere Giuseppe con una serie di aggettivi positivi e lusinghieri, ma penso che il modo migliore per raccontarlo sia dare spazio e voce al suo progetto, che non si esaurisce in un gruppo di persone che volontariamente pulisce spiagge e luoghi di Taranto e della provincia dai rifiuti, ma ha una mission ancora più ambiziosa.
Buona lettura!
Giuseppe, come nasce Plasticaqquà?
“Plasticaqquà nasce come gruppo informale nell’estate del 2013. Ero nella marina della città vecchia a osservare il mare e guardavo galleggiare rifiuti in maniera sistematica; dalle bottiglie di birra, alle lattine, alle casse di polistirolo. Quel giorno mi sono ripromesso di togliere un rifiuto dall’acqua ogni volta che sarei andato in città vecchia.
Estesi questo mio buon proposito su Facebook e fu subito accolto da altre persone che mi proposero di collaborare. Da allora, ho iniziato a raccogliere contatti”.
Quando è stata fatta la prima raccolta?
“La prima raccolta è stata fatta sul lungomare, dove c’è il Lido Taranto ed eravamo 40 persone. Da quel momento sono cambiate tante cose, alcuni si sono presentati una volta sola, altri sono rimasti. Da gennaio 2021 siamo diventati un associazione per essere ancora più incisivi.”
Spiegati meglio.
“Non ci siamo limitati a fare raccolta rifiuti, ma abbiamo iniziato a portare avanti un’attività di sensibilizzazione sia sui social e sui media, sia nelle scuole e negli oratori attraverso una serie di laboratori. Abbiamo cercato di avere un approccio scientifico tanto che ogni volta che facciamo clean up rendicontiamo il numero di rifiuti che raccogliamo ma anche la loro tipologia, con l’obiettivo di indagare le possibili cause che portano la spazzatura in un determinato luogo.”
Qual è la vostra mission?
“Il nostro sogno è far scomparire Plasticaqquà, perché vorremmo non essere necessari. Non vogliamo essere spazzini sistematici e sostituirci a chi ha il dovere di fare queste cose. Quello che è certo è che c’è una maggiore sensibilizzazione, dovuta anche ai convegni e alle occasioni organizzate nelle università e nelle scuole.”
Com’è cambiata la percezione di questo progetto e come si approccia la gente a queste tematiche?
“Come dicevo, c’è maggiore consapevolezza specie nelle nuove generazioni; questo dipende soprattutto dal lavoro che viene fatto nelle scuole dalle insegnanti e dagli insegnanti che ci chiamano, ad esempio, per integrare i loro programmi.
Non solo, un altro dei progetti collaterali che ha accelerato questo percorso è stata l’ecolibreria a Parco Cimino, che abbiamo aperto nel gennaio 2020 nel bel mezzo della pandemia e che conta già 2 repliche in Italia.”
Raccontaci di più dell’Ecolibreria!
“Si tratta di un progetto innovativo fondato su riuso, raccolta differenziata, riciclo e diffusione di cultura a costo zero. Un libro in regalo, a scelta tra quelli che riceviamo in donazione, ogni 10 bottiglie o flaconi in plastica o lattine in alluminio che ci vengono consegnati. L’iniziativa, sostenuta anche da articoli di stampa nazionale, ha avuto sin da subito grande successo attirando partecipanti da tutta la provincia. L’idea è stata replicata ad Ostia col nome di “Bibliot-ECO” ed a Maddaloni in provincia di Caserta col nome “Libreria sostenibile”, da parte di altri volontari con cui siamo in contatto.
Ogni settimana raccogliamo dalle 600 alle 1400 bottiglie e francamente non ci aspettavamo questo successo, ripreso persino da alcune riviste nazionali e internazionali.”
Dicevamo, quindi, che l’approccio a questi temi è cambiato.
“Sì, c’è più attenzione all’ambiente e dal 2013 in poi abbiamo registrato un attivismo non indifferente. Sono nati in questi anni almeno 5-6 gruppi, ognuno con le sue specificità. Noi di Plasticaqquà, ad esempio, siamo nati dall’esempio di Ammazza che piazza.”
Quali sono, invece, i limiti?
“Il limite che riscontro, invece, è che si fa poco per l’informazione della massa. Non posso aspettarmi buoni risultati dalla raccolta differenziata se prima non faccio informazione e formazione.
Se questa città vuole creare economie alternative, deve essere lungimirante e per andare dal punto A al punto Z deve conoscere tutto l’alfabeto. Plasticaqquà nasce proprio con questo intento. Spesso ci ritroviamo ad andare in luoghi sconosciuti ai tarantini, che invece dovrebbero imparare a riconoscere la loro città. Pensa, tantissimi non conoscono il fiume Galeso, di cui la storia ci riporta tantissime testimonianze storiche.
L’ambiente è cultura e se partiamo da questo assunto dobbiamo introdurre necessariamente il fattore ambiente nelle tematiche che il territorio affronta.
Dovremmo imparare da chi l’ha fatto prima di noi, altrove, e non perché sia meglio ma perché ha già testato il processo, che va soltanto personalizzato e calato sulle nostre esigenze.”
- 7 novembre: raccolta rifiuti e monitoraggio Lido Ostone Marina di Lizzano;
- 21 novembre: raccolta rifiuti volontaria (luogo da definire);
- 28 novembre: ecolibreria al quartiere Tamburi di Taranto.
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