La leggenda dell’aùre
Quella dell’aùre è una storia antica, dove sacro e profano si mescolano contaminando ancora oggi credenze e detti popolari. Ti racconto la leggenda di questo famoso “spirito” tarantino.
Non ricordo esattamente quando ho sentito parlare per la prima volta dell’aùre. Ricordo, però, di aver sempre associato questo nome a qualcosa di macabro, oscuro, misterioso. “Fabio, se continui così faccio venire l’aùre”, soleva ripetermi mia madre quando ero piccolo; al punto tale da lasciarmi quasi impressionata. Tanto che, in uno dei vocabolari del dialetto tarantino del 1872, alla voce “auro” ho trovato: nome per fare paura ai bambini.
Chi è aùro?
Fino ad una certa epoca si è diffusa la credenza che l’aùre (o aùro), fosse uno spirito che dimorava nelle abitazioni private e che era solito rivelarsi nei modi più disparati, a seconda dei quali rendeva sgradevole o meno la permanenza in casa. Pare che si manifestasse all’alba sotto forma umana o animale.
Recentemente ho inoltre scoperto che – malgrado la mia convinzione che l’aùro fosse uno spirito maligno – questo curioso personaggio, poteva assumere nei confronti della famiglia anche un atteggiamento benevolo, addirittura generoso.
Se l’ha pigghiate aùre
Leggenda vuole che quando l’aùre voleva bene, lo dimostrava in tanti modi: facendo ritrovare monete oppure oggetti smarriti. Ma quando, invece, era sfavorevole le manifestazioni erano altrettanto eloquenti. Ancora oggi mio nonno, ad esempio, quando non trova qualcosa in casa esordisce con: “se l’ha pigghiate aùre”.
L’origine del nome
Sull’origine del nome sono state avanzate delle ipotesi. È possibile che la parola derivi dal latino “augurio”, che presso i Romani significava “Divinazione del futuro, mediante il canto e la divinazione degli uccelli” e, più genericamente, ebbe poi il senso di “indizio, presagio”. Il termine “aùrio” con il significato di augurio, tuttavia, non esiste nel dizionario italiano; dobbiamo, quindi, accontentarci delle interpretazioni che sono state date fino ad oggi.
Credenze popolari o meno, nel corso della mia vita e dei traslochi affrontati – vuoi per la pigrizia di aùro, vuoi perché il tempo in cui se ne parlava con insistenza è sbiadito – non ho mai visto né udito niente. Per fortuna!
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Credo che le origini siano molto più antiche,risalgono a prima di Roma e poi Roma stessa.Enea fuggendo fa Troia per fondare Roma aveva in braccio il padre Anchise,portava per mano il figlio,il Padre custodiva religiosamente i Patri LARI,statuette immagini e custodia degli antenati.Dovevano seguire chi lascia una casa per una nuova.La deformazione di “laros” portò ad aure ,da qui la superstizione della vendetta dell’aure,che voleva il morto quando lasciata una casa se ne acquistava una nuova.Forse perché lasciato nella casa vecchia?NB le statuette erano scomparse da secoli se non millenni,e sull’Isola una casa non era mai abbandonata per una nuova,i giovani formavano una nuova famiglia,ma la casa vecchia vedeva un continuum di generazioni.
Da piccolo ho sentito parlare anch’io di “Laùre” senza apostrofo, che sarebbe, appunto, il nume tutelare della casa. Mia Nonna, classe 1885, affermava di averlo visto e cercato di rubargli il berretto. se fosse riuscita la manovra sarebbe diventata ricca. Laùre si divertiva a fare scherzi e a nascondere le cose.
Se mia MADRE non trovava qualcosa in casa, chiedeva prima a noi (figli) e se non riceveva conferme diceva : Allora s la’ pighiat u lau’r!!!!!!